Wunderkammer

Wunderkammer

Jazz&Movie

Una cavalcata tra film e musica con uno dei compositori più amati e premiati del cinema del ‘900. Michel Legrand ha scritto oltre trecento colonne sonore, vinto tre premi Oscar e ottenuto altre otto candidature, siglando alcune delle più belle partiture del cinema europeo e americano. Il concerto gli renderà omaggio con alcune delle sue più celebri melodie accompagnate da un racconto delle pellicole che il musicista francese ha contribuito a rendere immortali.

Radici e oltre

Il lavoro di un capocomico è da sempre quello di raccogliere le idee migliori e le maestranze atte a mettere in scena quelle idee. Eccolo, dunque: lo vediamo al suo scrittoio alle prese con quelle idee. Appunti, ripensamenti, spartiti, strumenti vari e alla fine (che è l’inizio di tutto) soltanto un titolo. La sola cosa che gli venga in mente là per là. Da qui il pretesto per far partire la creazione di una pièce che in realtà graverà tutta sulle spalle dei suoi scritturati, un’attrice cantante preda dell’ansia e il suo paziente fisarmonicista. Attraverso il loro incontro/scontro, seguiremo un percorso forse non sempre chiaro e lineare. Proprio come le radici di una pianta o di un albero. Proprio come i percorsi del pensiero. Musica, poesia, leggende, aneddoti, prosa…proposta dopo proposta, cercheranno di costruire insieme il loro spettacolo, ma quando non si parte con il piede giusto è difficile andare avanti.

Preferirei di no

Chi è realmente questo enigmatico scrivano che Melville, nella New York del 1853, nel tempio del capitalismo americano in pieno decollo, contrappone a un valente avvocato (io-narrante del racconto) che ha avuto la disavventura di accoglierlo nel suo studio? Infatti, dopo un primo periodo di onesto, probo, lavoro di copiatura e controllo di atti legali, lo scrivano si permette di rifiutare progressivamente qualsiasi altra attività con la misteriosa, sconcertante, ossessiva e tuttavia gentile espressione: “I would prefer not to”, preferirei di no. Il racconto di Melville, con quella lancinante, anarchica e autolesionistica risposta ossessiva di Bartleby, a fronte dell’odierna società sempre più illiberale ed esclusiva, appare addirittura profetica e attuale.

Antonio Della Polla Vibes Trio

L’idea del progetto è quella di fondere il jazz con ritmiche della musica moderna e delle culture extra-europee, trasferendo al vibrafono il ruolo di guida tipico del più usuale trio pianistico. che assorbe le sonorità del jazz europeo ma che si sgancia in un richiamo all’Africa, traendo ispirazione dalla musica di Kenny Barron e da atmosfere più espressioniste di ispirazione evansiana.

Rumore bianco

Un thriller psicologico, mascherato da tragicommedia teatrale, che vuole denunciare l’omofobia e la transfobia ancora dilaganti in Italia e spesso coincidenti con il fanatismo religioso. Trasportati nella mente di un serial killer di donne transgender e in un’atmosfera surreale e angosciante (macchiata però da momenti e aneddoti esilaranti) assistiamo a una confessione tragica e comica che mette in luce i lati oscuri dell’umanità e le sfumature tra amore e odio, tra pazzia e “normalità”, tra vittima e carnefice.

L’uomo dal fiore in bocca

Nel caffè di una piccola stazione di provincia, a tarda notte, due uomini chiacchierano di argomenti apparentemente futili: l’aver perso il treno per un ritardo di un minuto, le compere a cui gli uomini sono incaricati dalle mogli in villeggiatura, l’arte di confezionare i pacchetti da parte dei commessi. Il dramma emerge quando il primo personaggio rivela una terribile verità: ha scoperto di essere affetto da un epitelioma, un tumore della bocca (il fiore del titolo) che lo ucciderà nel giro di pochi mesi. Uno dei capolavori di Luigi Pirandello in uno spettacolo “site-specific”.

Mariano Bellopede Quintet

Le città incantate sono tutti quei piccoli borghi, di cui l’Italia è piena. Piccole perle di storia e architettura, sparse qua e là in tutte le regioni della penisola. Nascosti tra colline, arroccati su montagne, tra fiumi, laghi o talvolta affacciati sul mare. Esposti a tramonti mozzafiato, svegliati da silenziose albe. Immutati da secoli, emblemi fedeli del Medioevo o del Rinascimento. Molti di questi borghi oggi sono quasi disabitati, alcuni addirittura abbandonati. Ma sono lì che aspettano, e continuano a raccontare fedelmente la loro e la nostra sconfinata storia. Negli ultimi anni ne ho visitati tanti, a volte per caso, talvolta perché spinto dalla ricerca di luoghi silenziosi e di riflessione. E sono stati quei silenzi, quei colori, quelle vedute che mi hanno portato a scrivere.

Una domanda di desiderio

La vita di Tommaso ed Emilia, coniugi senza prole, interpretati da Carlo Di Maio e Federica Aiello, scorre sui binari di una incolore tranquillità. Finché un giorno come tanti non si verifica un modesto quanto insolito evento: da un compagno di scuola che neanche ricorda, la donna riceve un messaggio nel quale lui le chiede il permesso di desiderarla. Sulle prime l’evento viene dal marito considerato irrilevante, una ragazzata, niente di più; ma presto, e con ritmo incalzante, quella domanda comincia a scavare cunicoli di incomprensione fra i due coniugi, anche perché il desiderio non ha confini, come fa notare il marito. Il ritorno a Wunderkammer di uno dei maestri della drammaturgia italiana.

Sottosuolo o di ciò che nascondiamo

Tommaso Landolfi, traduce magistralmente questi “Ricordi del sottosuolo” da Fëdor Dostoevskij. Intelligenza, ironia, sagacia, senso del grottesco, autoironia, comicità involontaria, nelle intenzioni di Antonello Cossia alle prese con questo materiale letterario che emerge dal profondo dello scrittore russo, per diventare di tutti, attraverso il magico processo catartico che solo la pratica del palcoscenico regala a chi lo abita e a chi lo osserva con interesse, curiosità e un pizzico di masochismo. Il teatro è lo specchio della vita, affermava sapientemente Peter Brook. Il teatro è la vita, la vita è nel teatro, in un continuo gioco di rimandi reciproci.

Rosanna Mennella Trio

Un progetto in cui la poetica racconta, attraverso i brani scelti e interpretati, l’unicità dell’essere e la connessione che ognuno di noi ha verso l’altro. Farsi interpreti di una storia scritta da altre mani fa sì che non svanisca mai, regalandole un senso sempre nuovo e rivoluzionario. Per la voce che tutti noi abitiamo, affinché non rimanga inascoltata. Voce, basso e percussioni/batteria è la formazione del trio dal repertorio di natura jazzistica grazie agli studi intrapresi ma con diversi riferimenti alla musica cantautoriale e tradizionale del sud-italiana, inglese e spagnola, cubana, Argentina. Il progetto vuole unire le voci di un linguaggio fatto di popoli e culture, anche fortemente radicata nella cultura partenopea che li contraddistingue.