Wunderkammer

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Djangophilie

I Quasimanouche hanno messo insieme uno spettacolo che, più che unsemplice concerto, vuole essere una chiacchierata sulla vita di Django Reinhardt, un racconto tra musica e aneddoti. L’idea è quella di una radiocronaca: si racconta Django non solo come il chitarrista geniale che tutti conosciamo, ma anche come una persona fatta di carne e ossa, con le sue stranezze, i suoi lati meno perfetti, le sue contraddizioni, tirando fuori aneddoti che lo riguardano, cose successe davvero che ci aiutano a capirlo meglio.

La bella fatica

Un bilancio e al contempo una riflessione tra il serio e il faceto di quarant’anni di palcoscenico. I sogni, le ambizioni, il disincanto, l’età, i personaggi maschili e femminili: uno spettacolo che, come il più crudele dei mesi, “mescola memoria e desiderio” di una protagonista del nostro teatro.

Alfonsina

Potrebbe bastare il nome a renderla riconoscibile. La prima e unica donna a partecipare al Giro d’Italia, esattamente cento anni fa. Non era mai accaduto prima, tanto che per farla stare nell’elenco dei corridori le tolsero l’ultima vocale. Alfonsin Strada avrebbe corso la gara più dura e difficile di sempre – oltre tremila chilometri – in dodici giorni, insieme a un centinaio di uomini. Nessuno riusciva a credere in questa impresa impossibile. Quel sogno, però, ne aveva fatto di strada. Alfonsina non vinse il Giro d’Italia, ma riuscì a completarlo, con una corsa epica e faticosa. Un risultato straordinario. Una donna combattiva, visionaria, che ha vissuto sulla pelle le tante trasformazioni del nostro paese e di altre è stata artefice in prima persona.

Jazz&Movie

Una cavalcata tra film e musica con uno dei compositori più amati e premiati del cinema del ‘900. Michel Legrand ha scritto oltre trecento colonne sonore, vinto tre premi Oscar e ottenuto altre otto candidature, siglando alcune delle più belle partiture del cinema europeo e americano. Il concerto gli renderà omaggio con alcune delle sue più celebri melodie accompagnate da un racconto delle pellicole che il musicista francese ha contribuito a rendere immortali.

Radici e oltre

Il lavoro di un capocomico è da sempre quello di raccogliere le idee migliori e le maestranze atte a mettere in scena quelle idee. Eccolo, dunque: lo vediamo al suo scrittoio alle prese con quelle idee. Appunti, ripensamenti, spartiti, strumenti vari e alla fine (che è l’inizio di tutto) soltanto un titolo. La sola cosa che gli venga in mente là per là. Da qui il pretesto per far partire la creazione di una pièce che in realtà graverà tutta sulle spalle dei suoi scritturati, un’attrice cantante preda dell’ansia e il suo paziente fisarmonicista. Attraverso il loro incontro/scontro, seguiremo un percorso forse non sempre chiaro e lineare. Proprio come le radici di una pianta o di un albero. Proprio come i percorsi del pensiero. Musica, poesia, leggende, aneddoti, prosa…proposta dopo proposta, cercheranno di costruire insieme il loro spettacolo, ma quando non si parte con il piede giusto è difficile andare avanti.

Preferirei di no

Chi è realmente questo enigmatico scrivano che Melville, nella New York del 1853, nel tempio del capitalismo americano in pieno decollo, contrappone a un valente avvocato (io-narrante del racconto) che ha avuto la disavventura di accoglierlo nel suo studio? Infatti, dopo un primo periodo di onesto, probo, lavoro di copiatura e controllo di atti legali, lo scrivano si permette di rifiutare progressivamente qualsiasi altra attività con la misteriosa, sconcertante, ossessiva e tuttavia gentile espressione: “I would prefer not to”, preferirei di no. Il racconto di Melville, con quella lancinante, anarchica e autolesionistica risposta ossessiva di Bartleby, a fronte dell’odierna società sempre più illiberale ed esclusiva, appare addirittura profetica e attuale.

Antonio Della Polla Vibes Trio

L’idea del progetto è quella di fondere il jazz con ritmiche della musica moderna e delle culture extra-europee, trasferendo al vibrafono il ruolo di guida tipico del più usuale trio pianistico. che assorbe le sonorità del jazz europeo ma che si sgancia in un richiamo all’Africa, traendo ispirazione dalla musica di Kenny Barron e da atmosfere più espressioniste di ispirazione evansiana.

Rumore bianco

Un thriller psicologico, mascherato da tragicommedia teatrale, che vuole denunciare l’omofobia e la transfobia ancora dilaganti in Italia e spesso coincidenti con il fanatismo religioso. Trasportati nella mente di un serial killer di donne transgender e in un’atmosfera surreale e angosciante (macchiata però da momenti e aneddoti esilaranti) assistiamo a una confessione tragica e comica che mette in luce i lati oscuri dell’umanità e le sfumature tra amore e odio, tra pazzia e “normalità”, tra vittima e carnefice.

L’uomo dal fiore in bocca

Nel caffè di una piccola stazione di provincia, a tarda notte, due uomini chiacchierano di argomenti apparentemente futili: l’aver perso il treno per un ritardo di un minuto, le compere a cui gli uomini sono incaricati dalle mogli in villeggiatura, l’arte di confezionare i pacchetti da parte dei commessi. Il dramma emerge quando il primo personaggio rivela una terribile verità: ha scoperto di essere affetto da un epitelioma, un tumore della bocca (il fiore del titolo) che lo ucciderà nel giro di pochi mesi. Uno dei capolavori di Luigi Pirandello in uno spettacolo “site-specific”.

Mariano Bellopede Quintet

Le città incantate sono tutti quei piccoli borghi, di cui l’Italia è piena. Piccole perle di storia e architettura, sparse qua e là in tutte le regioni della penisola. Nascosti tra colline, arroccati su montagne, tra fiumi, laghi o talvolta affacciati sul mare. Esposti a tramonti mozzafiato, svegliati da silenziose albe. Immutati da secoli, emblemi fedeli del Medioevo o del Rinascimento. Molti di questi borghi oggi sono quasi disabitati, alcuni addirittura abbandonati. Ma sono lì che aspettano, e continuano a raccontare fedelmente la loro e la nostra sconfinata storia. Negli ultimi anni ne ho visitati tanti, a volte per caso, talvolta perché spinto dalla ricerca di luoghi silenziosi e di riflessione. E sono stati quei silenzi, quei colori, quelle vedute che mi hanno portato a scrivere.