Programma

28.10 L’importanza di chiamarsi Ernesto

di Oscar Wilde

regia di Carlo Sciaccaluga

con Alessandro Balletta, Franco Nappi, Chiara Vitiello, Carolina Rapillo, Simona Pipolo, Roberta Frascati, Marco Serra

 

presso il Teatrino della Fondazione de Felice, Palazzo Donn’Anna, Largo Donn’Anna 9

 

Evento in collaborazione con la Fondazione de Felice

 

INAUGURAZIONE STAGIONE TEATRALE 2022/2023

 

L’Importanza di chiamarsi Ernesto è uno dei più grandi capolavori comici di tutti i tempi, con un titolo pressoché intraducibile in italiano, perché rendere l’assonanza tra l’inglese “earnest” (onesto) e il nome di battesimo “Ernest” è uno scoglio insuperabile. E quindi? E quindi, al netto della traduzione del titolo, in questa commedia non bisogna mai credere a niente e a nessuno. Perché la verità cambia a seconda di come i protagonisti la raccontano. Wilde critica ferocemente la società in cui viveva, e che neanche un anno dopo il debutto di Ernest lo processerà e condannerà.

 

Dentro la struttura della farsa, per cui le invenzioni comiche (e le risate) si susseguono fittissime, non ci sono sconti per nessuno: uomini, donne, convenzioni sul matrimonio, politici di destra e sinistra, femministe, sacerdoti. La commedia prende continuamente di mira la società che si autoconvince di essere virtuosa e benpensante, mentre in realtà è dura, fredda ed egoista.

 

Wilde attacca tutti, prende in giro tutti, e lo fa come solo lui sapeva fare, con un’intelligenza e un umorismo straordinari, che hanno influenzato tutto la comicità del Novecento: non ci sarebbero stati i Monty Python senza Oscar Wilde, e probabilmente nemmeno Quentin Tarantino.

Carlo Sciaccaluga

04.11 Giulio Martino Quartet/New York Stories

Giulio Martino sax

Michele Di Martino pianoforte

Gianluigi Goglia basso

Leonardo De Lorenzo batteria

Diego Nuzzo voce recitante

 

presso la Chiesa di Santa Caterina da Siena, Via Santa Caterina da Siena 38

 

Evento in collaborazione con la Fondazione Pietà de’ Turchini

 

INAUGURAZIONE STAGIONE MUSICALE 2022/2023

 

“Provo per New York quello che può provare un bambino verso il padre che fa il ladro di banche: non è perfetto ma gli vuole bene ugualmente”.
Woody Allen

 

Da Autumn in New York a Central Park West percorrendo la 52nd street una cavalcata di brani che raccontano il jazz e la città “che non dorme mai”. La bellezza di New York negli standard più suggestivi della storia del jazz in un racconto tra musica, letteratura, miti e leggende metropolitane.

09.12 Xnoise trio

Luca Aquino tromba/flicorno

Antonio Jasevoli chitarra elettrica

Enrico Del Gaudio batteria

 

presso Andrea Nuovo Home Gallery, Via Monte di Dio 61

 

Evento in collaborazione con la Andrea Nuovo Home Gallery

Con il contributo di Mila Vuolo

 

L’improvvisazione è il centro esplorativo dei tre musicisti che assumono su di sé decenni di esperienze intorno ai più vari linguaggi musicali. Giocando con l’improvvisazione, riannodano costantemente molteplici trame e stili musicali restituendone tutto il vissuto. Il mediterraneo, nativa origine, si pone da medium e crocevia di tutte queste esperienze facendo da sfondo a un percorso musicale attraverso brani originali e di repertorio, che non conosce cronologia o latitudine.

20.01 Lello Petrarca Trio/Napoli Jazzology

Lello Petrarca pianoforte

Vincenzo Faraldo contrabbasso

Aldo Fucile batteria

 

presso la Chiesa di san Rocco a Chiaia, Riviera di Chiaia 254

 

Evento in collaborazione con la Fondazione Pietà de’ Turchini

 

Alcune delle più celebri e amate canzoni napoletane tratte dal repertorio classico e moderno reinterpretate in chiave jazz. Da Reginella a Era De Maggio un riadattamento jazzistico di brani storici della musica napoletana che giura fedeltà alla classicità, e che rende le melodie assolutamente riconoscibili nonostante le rielaborazioni ritmiche e armoniche create dal trio di musicisti.

27.01 La banalità del male

di Hannah Arendt

riduzione e adattamento di Paola Bigatto e Anna Gualdo

con Anna Gualdo

Wunderkammer per il Giorno della Memoria

 

presso Palazzo Fuga, Piazza Carlo III

Evento realizzato con il contributo di InLight Beauty

 

 

Il 27 gennaio è il giorno in cui in tutto il mondo si commemorano le vittime dell’Olocausto. In quel giorno del 1945 le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di sterminio di Auschwitz.
Anche Wunderkammer, la rassegna di teatro itinerante, aderisce alla commemorazione portando in scena, in un luogo in parte recentemente restituito alla fruizione come l’ex Albergo dei Poveri, La banalità del male di Hannah Arendt con Anna Gualdo.

La Arendt, emigrata nel 1933 dalla Germania a causa delle persecuzioni razziali, venne inviata a Gerusalemme nel 1961, come corrispondente del The New Yorker, per seguire il processo ad Adolf Eichmann, “lo specialista della questione ebraica”. Eichmann, tenente colonnello delle SS, ebbe il ruolo di organizzare lo spostamento e il trasporto degli ebrei ai campi di concentramento, per la “soluzione finale”, cioè lo sterminio degli ebrei al fine di rendere i territori tedeschi judenrein. Sfuggito al processo di Norimberga, e rifugiato in Argentina, venne catturato dal Mossad, condotto a Gerusalemme, processato e condannato a morte.
Gli articoli di Hannah Arendt, usciti prima sul giornale, e poi nel libro “La banalità del male”, suscitarono un’ondata di proteste e un’accesa polemica da parte della comunità ebraica internazionale, per la lettura data al fenomeno dell’Olocausto e dell’antisemitismo in Germania.

 

 

Lo spettacolo è incentrato sulla personalità di Eichmann, e sulla relazione tra incapacità di pensare e mancanza di percezione delle proprie responsabilità, rintracciando nello strumento linguistico la possibilità di mentire a sé stessi, manipolando il linguaggio, o difendendosi dal pensare attraverso frasi fatte e slogan. Il male estremo, l’abominio criminale contro l’uomo, rappresentato dal Nazismo, non resta tranquillamente relegato nei noti responsabili dei massacri e dell’organizzazione, ma appare come una realtà sempre presente, in agguato nella pigrizia mentale, nell’inattività sociale e politica, nel delegare le scelte di vita ad altri da noi, nell’usare la banalità e la mediocrità come alibi morale, a paradigma di un sistema che fa leva sull’assenza del pensiero, perché forme estreme di dittatura, “sono in stretta relazione con la natura stessa della società di massa e quindi possono risorgere”.
Paola Bigatto

 

ANNA GUALDO
Debutta giovanissima nel 1987, mentre ancora frequenta l’Accademia d’Arte Drammatica, in “La morte innamorata” di Fabio Glissenti, per la regia di Luca Ronconi. Sempre sotto la guida di Luca Ronconi ha recitato in “Gli ultimi giorni dell’umanità” di Karl Kraus, “Memorie di una cameriera” di Dacia Maraini, “Candelaio” di Giordano Bruno, “Prometeo incatenato” di Eschilo, “Le Baccanti” di Euripide e “Le Rane” di Aristofane al Teatro greco di Siracusa, “I due gemelli veneziani” di Carlo Goldoni, “Quel che sapeva Maisie” di Henry James. Tra gli altri registi con cui ha lavorato: Giuseppe Patroni Griffi (“La moglie saggia” di C. Goldoni), Massimo Castri (“Ifigenia in Tauride” di Euripide), Gigi Dall’Aglio (“Le figlie di Ismaele” di Assja Djebar e “Laudes grido a tutta gente” dai Laudari umbri del ‘200), Pierpaolo Sepe (“Il Feudatario” di Goldoni). Dal 2006 lavora stabilmente con la compagnia ricci/forte, in Italia e all’estero: “Troia’s discount”; “100% furioso”; “Wunderkammer soap#4_edoardo II”; “Macadamia Nut Brittle”; “Incendi”; “Some desordered christmas interior geometries”; “Wunderkammer soap#6_ebreo di Malta”; “Grimmless”; “Still life”. Tra la fine del 2017 e il 2018, porta in tournée lo spettacolo “Sill life”, tra il Sud e il Centro America, toccando le città di Montevideo, Buenos Aires, Cordoba, Culiacàn, Mazatlàn, Leòn, partecipando anche al FIC, il Festival Internacional Cervantino di Guanajuato, in Messico, il più importante festival di teatro dell’America Latina, proseguendo poi la tournée al Théatre de L’Archipel di Perpignan, al Teatro Leal de la Laguna di Tenerife e al Teatro Arriaga di Bilbao. Il suo ultimo spettacolo al Teatro Mercadante di Napoli è con lo spettacolo “(Omissis)” di Alessandro Paschitto, finalista al Premio Hystrio e vincitore del Premio Nuove Sensibilità.

03.02 Amleto (o Il Gioco del Suo Teatro)

liberamente tratto da Amleto di William Shakespeare

un progetto di | adattamento | regia Giovanni Meola

drammaturgia collettiva
con Solene Bresciani, Vincenzo Coppola, Sara Missaglia
assistente alla regia Chiara Vitiello

 

Presso la Cripta dei Crociferi del Complesso Monumentale Vincenziano
Via Vergini 51

 

In epoca elisabettiana era vietato alle donne l’andare in scena, ma sulla scia di fior di esempi (un famosissimo Amleto del 1899 con la divina Sarah Bernhardt ad interpretare il principe danese), in scena c’è una compagnia a predominanza femminile per ribaltare e shakerare il gioco scenico plurisecolare che questo testo rappresenta per tutti i teatranti da più di quattro secoli a questa parte, provando a percorrere il sentiero di un Amleto del cui suo dramma sarà lui stesso drammaturgo, regista e interprete: non è Amleto che scrive e indica cosa (e come) rappresentare ai Comici che arrivano a corte nel momento giusto in cui lui ha bisogno di una prova inconfutabile ed inoppugnabile di tradimento e colpevolezza dello zio-re Claudio? Ed ecco che, magicamente, il teatro arriva in soccorso. Come spesso accade, il teatro arriva in soccorso anche se costantemente sminuito, svilito, impoverito.

10.02 Mamma. Piccole tragedie minimali

di Annibale Ruccello

diretto e interpretato da Antonella Morea
con Vittorio Cataldi fisarmonica e violino
management Tiziana Beato

 

Presso la Chiesa di San Severo al Pendino
Via Duomo 286

 

Composto da quattro brevi atti unici (“Le fiabe”, “Maria di Carmelo”, “Mal di denti” e “La telefonata”), l’opera racconta diverse tipologie della figura materna, una sola delle quali incarna il difficile compito di madre, mentre le altre sono mamme “diverse”, gelide, prese solo dal loro apparire. In qualcuna di loro si cela un disagio ed un malessere verso il mondo esterno e l’unico mezzo che riesce a farle evadere dalla realtà è l’identificazione nei personaggi televisivi e nelle attrici delle telenovelas, che le fa allontanare vieppiù dal modello di mamma che vive esclusivamente per i propri figli, sacrificandosi sempre per loro.
Antonella Morea

17.02 La femme acéphale

da Jacques Prévert

con Cinzia Annunziata

drammaturgia e regia di Libero de Martino

 

presso la Cappella dei Musici, Via Ecce Homo, 14

 

Evento in collaborazione con UnderNeaTh

 

Alle rose… sfuggite al rosario.
«Chi stabilisce cos’è la bruttura, qual è il male da curare? Quali sono “le impronte di normalità”? Il tempo non è più scandito dall’orologio, che oramai è fermo da un pezzo, ma dalle parole che come da un grammofono scordato, risuonano nella mente, come pure dalle immagini della realtà ufficiale, ed è così che mostro il tempo che passa o che fa solo finta. I giorni, invece, quelli sì che passano. Non tutti però, alcuni sembrano non volere andare via, restano lì, immutabili».

 

Prendendo spunto dalla poesia di Prévert, si racconta la storia di una donna, giostraia o forse burattinaia sicuramente “disturbata” che con il suo armamentario di pentole, catini, mestoli e mastelli, gira tra le feste di piazza, le fiere, i mercati e i caravanserragli cercando disperatamente di appropriarsi di quegli spazi fisici e mentali posti ai margini della vita “normale”.

24.02 From the Soul - Condorelli/D'Argenzio Duo

Pietro Condorelli chitarra

Gianni D’Argenzio sax

 

presso Palazzo Cariati, Salone degli specchi – Corso Vittorio Emanuele, 581

 

Evento in collaborazione con l’Istituto Pontano

 

Una formazione essenziale che esplora, tra corde e ance, il mondo del jazz senza perdere mai di vista le radici soul e blues della musica afroamericana: le esecuzioni di questo duo sono caratterizzate dal grande interplay, frutto di decenni di collaborazione.

01.03 EVENTO SPECIALE - Galitalia – Corrente del Golfo

Alberto Conde pianoforte

Kin Garcìa contrabbasso

Giulio Martino sassofoni

Pietro Iodice batteria

 

presso il Monastero delle 33 – Via Armanni, 16

 

Dall’incontro tra due culture, quella galiziana e quella italiana nasce il nome del gruppo i cui membri hanno in comune l’amore per il mare e la passione per il jazz. Il concerto vedrà delle composizioni originali che creano un sound originale e unico.

03.03 Il grande inquisitore - Action Two

da I Fratelli Karamazov di Fëdor Michajlovič Dostoevskij

con Roberto Azzurro

adattamento, regia e spazio scenico di Sergio Sivori

musiche di Tom Tea

Costumi Manolo Garcìa

Light Design Xavi Castillo Berenger

presso la Sala delle Carceri di Castel dell’Ovo

 

Ci troviamo nella Spagna del Seicento. La Santa inquisizione governa, soggioga il paese, ed autorizza ed esercita l’inimmaginabile. Ed è qui che va in scena un dialogo impensabile, una conversazione surreale, ma che grazie al teatro e alla sua capacità che realizza la sospensione dell’incredulità – come ci hanno insegnato e dimostrato i grandi maestri – ci convince che questo miracoloso dialogo stia davvero
avvenendo.
È dunque in un carcere metafisico, eppur così reale, che il Grande Inquisitore conversa con un Cristo imprigionato che, pur non apparendoci, – come è suo costume – a quello che tra i tutti i nostri sensi è il più convenzionale e cioè la vista – resta ad ascoltare un Grande Inquisitore che lo accusa, lo rimprovera, gli sottopone i grandi temi esistenziali, in cui dipinge l’uomo come un essere spregevole, traditore, vile e inetto.

10.03 Manca solo Mozart

tratto da una storia vera

con Marco Simeoli

scritto e diretto da Antonio Grosso

scene di Alessandro Chiti

costumi Marco Maria Della Vecchia

presso il Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore
vico San Domenico Maggiore 18

 

Dai meravigliosi anni della Belle Époque e delle carrozze sul lungomare, a quelli bui della Seconda Guerra Mondiale fino alla rinascita e poi al boom economico degli anni Sessanta, dalla speculazione edilizia al colera che mette in ginocchio la città, alla grande illusione degli anni Ottanta segnati in maniera indelebile e meravigliosa da Maradona, Troisi e Pino Daniele. La storia di una città attraverso il punto di vista privilegiato “Musica Simeoli”, il negozio fulcro delle attività musicali di tutta la città. Uno spettacolo tratto da una storia vera che dà vita a un racconto che abbraccia anche le storie di chi quel negozio l’ha frequentato. Da Matilde Serao a Riccardo Muti ancora studente al conservatorio, passando per Roberto Murolo e Renato Carosone fino a Enzo Avitabile e lo stesso Pino Daniele. Fatti e fattacci anche divertenti seppur conditi da un pizzico di malinconia quella che solo la musica è capace di dare.

24.03 M’amma non m’amma

testi di Giuseppe Bucci, Elisabetta Fiorito, Andrej Longo e Massimiliano Virgilio

interpretato da Rosaria De Cicco

con Anna Bocchino

regia di Giuseppe Bucci

 

presso la Sacrestia della basilica dello Spirito Santo, Via Toledo 402

 

Lo spettacolo si avvale del contributo di InLight Beauty

 

Quattro brani per voce di donna: La voce di Laura di Giuseppe Bucci ispirato a Voce Umana di Jean Cocteau, Il fatto più bello scritto da Massimiliano Virgilio, un estratto da Dieci di Andrej Longo e l’ultimo tratto da La Bibbia rovesciata di Elisabetta Fiorito. Un altro tassello nell’universo femminile di Rosaria De Cicco fatto di donne, di amanti, di madri che hanno composto il caleidoscopio di una delle interpreti più intense e versatili del nostro teatro, questa volta accompagnata dalla giovane e talentuosa Anna Bocchino.

31.03 Tony Miele Live Trio / Needed Noises

Tony Miele Chitarre, Sound FX

Domenico Guastafierro Flauto

Francesco Scalzo Violoncello

 

presso Ex Lazzaretto dell’Ospedale della Pace, Via dei Tribunali 226

 

Evento realizzato con il contributo della Banca di Credito Popolare

 

La formazione, decisamente atipica, propone attraverso la fruibilità di una musica che sembra scritta per il cinema, il pacifico e morbido incontro di linguaggi musicali di provenienza storica e geografica lontanissima. Il risultato estetico premia lo sforzo di far convivere la musica dodecafonica con il blues, il modern jazz con il contrappunto barocco, la musica elettronica con quella tipicamente mediterranea, il rock con la musica colta del 900. Seppur meticolosamente elaborati, i temi lasciano ampio spazio all’improvvisazione, nella migliore delle tradizioni jazzistiche.

14.04 Mazel tov

ANTEPRIMA ASSOLUTA

di Diego Nuzzo

con Paolo Cresta

 

presso l’Auditorium del Braccio Nuovo del MANN, Via Santa Teresa degli Scalzi 2

 

Lo spettacolo si avvale del contributo di Gnosis Progetti
In collaborazione con il MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli

 

Un celebre scrittore defunto, un appartamento da svuotare, un funzionario della sua casa editrice, una promessa fatta anni prima, un’amicizia che sfida anche la morte, un quadro celeberrimo, un figlio e l’amore per sua madre, le radici ebraiche e il mondo di oggi. Sullo sfondo la città di New York, il suo autunno, la sua musica, la sua letteratura, le sue malinconie.

 

Paolo Cresta si è formato all’Accademia d’Arte Drammatica del Teatro bellini di Napoli. Collabora in teatro con registi come Renato Carpentieri, Claudio Di Palma, Luca De Fusco, Arturo Cirillo e Roberto Andò. Ha lavorato in radio con Rai International ed è stato, per Rai Educational, protagonista delle sitcom per ragazzi Tracy&Polpetta e Lab Story e voce narrante della serie di documentari Gate C. Per la Emons sta incidendo gli audiolibri della serie del commissario Ricciardi di Maurizio de Giovanni. È attualmente docente di recitazione presso la Bellini Teatro Factory.

 

Diego Nuzzo ha pubblicato tre romanzi, due biografie, diversi racconti ed è stato curatore dell’autobiografia di Nino Taranto. Per il teatro le sue ultime opere sono state Lettere intime andata in scena al Teatro Mercadante di Napoli e Lo spazio del mondo commissionata dal Festival Maggio della Musica.

21.04 La patatina

da Una patatina nello zucchero di Alan Bennet

con Antonella Romano e Rosario Sparno

 

presso la Casina Pompeiana, Villa Comunale

 

Evento in collaborazione con il Comune di Napoli
Lo spettacolo si avvale del contributo di Parallelo41 Produzioni

 

Alan Bennet è uno dei drammaturghi e romanzieri contemporanei inglesi più amati e rappresentati in teatro. Questo perché ogni sua parola è intrisa del tipico humor inglese che attraverso storie ordinarie racconta, spesso divertendo, le ossessioni e le fobie che appartengono ad ognuno di noi. Graham è un uomo “particolare” di 40 anni che vive ancora con la iperprotettiva mamma che di anni invece ne ha quasi 80 e che tanto ricorda, pur vivendo nella lontana Inghilterra, le nostre mamme mediterranee. Finchéun giorno nella vita di questa simpaticissima e terribile madre fa la sua apparizione irruente come un uragano, un coetaneo e attraente spasimante, che sconvolge il tranquillo tran tran dell’apparentemente consolidato menage familiare.

 

Una storia piccola e preziosa, divertente e amara come sa esserlo ogni grande storia, che attraverso la voce del timido e imbranato Graham e di sua madre ci invita a vedere le piccole crepe, le minute storture di un mondo che con gli occhi velati d’ abitudine non riusciamo più a vedere.

05.05 Sigmund & Carlo Reloaded

di Gianluca Cangiano
con Niko Mucci e Roberto Cardone
musiche originali di Luca Toller
scene e costumi Barbara Veloce
assistente alla regia Marina Cavaliere
regia Niko Mucci

 

presso la Fondazione Santobono Pausilipon ONLUS, Riviera di Chiaia 126

 

Evento in collaborazione con la Fondazione Santobono Pausilipon ONLUS

 

Si ringraziano la Storia e la Psicoanalisi per gli spunti gentilmente offerti.

 

Cosa accadrebbe se in un tempo al di fuori della realtà Marx e Freud, sopravvissuti a sé stessi e al progressivo deteriorarsi delle loro idee, si trovassero a disputarsi una panchina, come vecchi esibizionisti, fuori da un istituto superiore femminile e prendessero spunto da questa competizione per adombrare le proprie rispettive responsabilità filosofiche? La risposta in una messa in scena che fa del grottesco la propria cifra stilistica, del confronto tra Freud, vittima delle stesse nevrosi oggetto dei suoi studi, e Marx, caciarone dai modi popolareschi e carnali, il filo conduttore per portare lo spettatore, attraverso lo sviluppo della trama, all’amara conclusione-rivelazione di un finale forse senza speranza.

Niko Nucci

12.05 Giobbe, storia di un uomo semplice

Roberto Anglisani in

Giobbe – Storia di un uomo semplice
adattamento di Francesco Niccolini
dal romanzo di Joseph Roth
consulenza letteraria e storica Jacopo Manna
regia di Francesco Niccolini

Spettacolo vincitore dei «Teatri del sacro» 2017

 

presso il Museo Darwin-Dohrn, Villa Comunale, Viale Anton Dohrn 49

 

evento in collaborazione con la Stazione Zoologica Anton Dohrn
con il contributo di Cinque&Soci

 

«Più di cento anni fa, in Russia, al confine con la Polonia, in un villaggio così piccolo che non è riportato su nessuna mappa, viveva un maestro. Si chiamava Mendel Singer. Era un uomo insignificante. Era devoto al Signore. Insegnava la Bibbia ai bambini, come prima di lui aveva fatto suo padre. Insegnava con molto passione e poco successo. Uno stupido maestro di stupidi bambini: così pensava di lui sua moglie Deborah».
Così inizia questo racconto, che attraversa trent’anni di vita della famiglia di Mendel Singer, di sua moglie Deborah e dei suoi quattro figli. Ma attraversa anche la storia del primo Novecento, dalla Russia all’America, dalla guerra russo giapponese alla prima guerra mondiale e oltre. Ma soprattutto attraversa il cuore di Mendel, lo stupido maestro di stupidi bambini, devoto al Signore, e dal Signore – crede lui – abbandonato.
Roberto Anglisani dà voce a tutti i pensieri dei protagonisti, alle paure, alle speranze e alla disperazione, alle preghiere e alle rivolte. Come dice Skowronnek, grande amico di Mendel Singer,«Noi siamo dentro il disegno, e il disegno ci sfugge», per questo Mendel – e tutti gli altri – fanno tanta fatica: la vita è un mistero, la fede un rifugio, e il dolore mette a dura prova anche l’uomo più giusto.
“Giobbe” – romanzo perfetto di Joseph Roth – diventa così un racconto teatrale tragicomico proprio come la vita, dove si ride e si piange, si prega e si balla, si parte, si arriva e si ritorna, si muore in guerra e si rinasce. Senza giudizio, senza spiegazioni: ma, attraverso lo sguardo mite e sereno di un narratore misterioso e onnisciente, ricchi di compassione e accompagnati da un sorriso, lieve, dolcissimo, che spinge tutti i protagonisti di questa storia, lunga quanto una vita, e forse anche un po’ di più.
Francesco Niccolini

 

Roberto Anglisani attore, formatore e regista è nato a Taranto nel 1955. Nel 1977 incontra la Comuna Baires. Nel 1980 l’incontro con Raul Manso segna il vero inizio della sua formazione teatrale specifica. Nel 1985 studia e lavora con Dominic De Fazio (Actor’s Studio, N.Y.). Intorno alla metà degli anni 80 incontra Marco Baliani e trova nel linguaggio della narrazione teatrale la possibilità di mettere a frutto le esperienze fatte durante la sua formazione. Anglisani dà vita a una narrazione teatrale che ricorda il cinema; le sue parole, i suoi gesti evocano nello spettatore immagini tanto concrete da poter essere paragonate a un film. È presente in svariate produzioni e collabora con lo stesso Baliani al progetto “Storie”, e con lui è in scena in “Francesco a testa in giù”. Dal 1986 al 2011 ha vinto numerosi premi sia come attore che come regista, tra cui quello di miglior attore con “Piccoli Angeli” e “Giungla” spettacolo vincitore del premio Enriquez come miglior spettacolo di impegno civile per ragazzi nel 2011.
Da anni collabora con il Teatro d’Aosta.

 

Francesco Niccolini (Arezzo 1965) attraverso il suo lavoro di drammaturgo, vigila sul malessere dell’umanità. Ha scritto testi per molti dei migliori attori e narratori italiani: Marco Paolini, Arnoldo Foà, Giuseppe Cederna, Roberto Abbiati, Alessandro Benvenuti, Anna Bonaiuto, Alessio Boni, Antonio Catalano, Luigi D’Elia, Daria Paoletta e ora anche Roberto Anglisani.
Con la riduzione teatrale dei “Duellanti” di Conrad ha vinto il Premio Flaiano 2016.
Scrive sceneggiature di libri a fumetti e documentari per la radio e la televisione.

26.05 Francesco D’Errico trio / The Song Book: Chapter Two

Francesco D’Errico Pianoforte

Marco De Tilla Contrabbasso

Marco Fazzari Batteria

 

presso la Chiesa di Santa Caterina da Siena, via Santa Caterina da Siena 38

 

Evento realizzato con il contributo della Fondazione Turchini

 

Immuni dalla fuorviante tendenza che alla trasgressione – di scelte, o di contesto, o di modalità esecutive – spesso pretende di associare l’attrattiva di un progetto, “The song book” si muove nel rassicurante alveo di quel repertorio che, jazzisticamente, un tempo avremmo definito “tradizionale” ma che, di fronte all’imperversante campionario di digressioni dal tema, assume oggi (quasi rivendicandola) un’orgogliosa dimensione di originalità. Travolti, cioè, dall’esigenza giovanilistica del “famolo strano”, a lungo e superficialmente media e mercati hanno trascurato l’essenziale purezza del jazz, che da sempre e infischiandosene delle mode, l’ha fatto veramente più strano di tutti. Cioè, l’ha fatto swing, bebop, cool o bossanova, senza perdere di vista mai il senso della comunicazione né della canzone, modello di sintesi espressiva e coerenza melodica. Capita, allora, che nella rigorosa e quasi naturale luce del trio di billevansiana ascendenza si svelino le tracce di un universo sonoro consolidato e, non per questo, meno rivoluzionario: i sovversivi più acuti, in qualsiasi campo dell’esistenza umana, sono coloro che rinnovano a fondo senza fare rumore.

Stefano Valanzuolo